partita IVA

Tutti i lavoratori, soprattutto coloro che operano come liberi professionisti o che possiedono una società o azienda, sanno che ai fini legali è necessario aprire la famosa Partita IVA.

Questo codice identifica specificatamente un soggetto che esercita un’attività che genera reddito e che di conseguenza diviene imponibile fiscalmente. Tale numero è identificabile a livello europeo ed ogni nazione oltre al codice alfanumerico di cui è composto, è identificato con la sigla dello stato di appartenenza, nel caso dell’Italia con IT.

La partita IVA, oltre ad essere obbligatoria per chi svolge attività, prevede anche dei costi di gestioni, solitamente imponibili dallo Stato periodicamente. Vediamo quindi quali sono i costi costi della partita IVA.

Costi fissi e aggiuntivi

Orientarsi in questa materia spesso e volentieri è difficile, perché i costi da sostenere sono numerosi, e non vanno certo a vantaggio dei lavoratori che il più delle volte si trovano in totale difficoltà. Cerchiamo di capire un po’ meglio come muoverci e ciò a cui si va incontro quando si decide, o si è obbligati a compiere questo passo.

L’apertura di una partita IVA prevede la gestione di questa attraverso un registro in cui vengono elencate sia l’IVA derivante da incassi, sia quella derivante da acquisti. La differenza fra questi due determinerà l’ammontare della somma da versare al fisco.

Per i professionisti che si avvalgono di contabilità ordinaria, questo processo avviene ogni mese, mentre per quelli che si avvalgono di contabilità semplificata avviene ogni tre mesi.

La differenza tra i due regimi, semplificato ed ordinario, sta nel fatto che il primo è riferito a quelle attività che non hanno un fatturato superiore ai 400.000 euro l’anno, e che prevedono delle scritture contabili semplificate, facendo risparmiare anche sul commercialista.

Di per se comunque l’apertura della partita IVA non prevede dei costi aggiuntivi, ma è comunque obbligatoria per tutti coloro che svolgono un’attività commerciale non occasionale e che guadagnano più di 5000 euro all’anno.

Sono previste alcune spese aggiuntive per quanto riguarda le ditte individuali, che devono corrispondere alla Camera di Commercio l’ammontare di 60 euro annui e l’iscrizione di 36 euro. Oltre poi a prevedere i costi per il commercialista e il notaio, più altre spese per il bollo.

Oltre a questo, bisogna considerare anche l’INPS, a cui versare i contributi annui. Bisogna tener conto che esistono due tipi di partita IVA, come lavoratori autonomi e come attività individuali, ognuna delle quali richiede la registrazione all’apposito registro.

Per quanto riguarda le ditte individuali la registrazione all’INPS viene fatta presso la gestione artigiani e commercianti, mentre per quanto riguarda i lavoratori autonomi questi dovranno registrarsi presso la cassa previdenziale di riferimento, mentre per quanto riguarda tutti coloro non ancora iscritti, c’è l’obbligo all’iscrizione presso la sezione gestione separata.

A questa categoria fanno parte tutti i freelance e i consulenti, per i quali è fissata un’aliquota pari al 27,72%.Per artigiani e commercianti invece è previsto un pagamento di 3600 euro suddiviso in quattro rate, a cui si deve sommare una percentuale calcolata in base al reddito dichiarato.

Oltre a tutto questo c’è da prevedere l’iscrizione obbligatoria all’INAIL, cioè l’istituto per gli infortuni sul lavoro, che richiede il versamento di una quota para a 100 euro.